Sette donne

Cosa ci fanno sette donne in piazza con una sciarpa al collo ricca di colori?
Raccontano il cancro a chi non lo conosce o non vuole sapere per paura o per troppa granitica certezza. Lo raccontano perché l’hanno vissuto e hanno deciso di non mollare.
Ci mettono la faccia e ne parlano in una serata di fine luglio nella piazza dove i bambini corrono e gridano alla luna e gli adulti ascoltano storie di vita e di rinascita.
San Giustino Umbro: la piazza diventa il salotto o la cucina di casa, dove si mettono a nudo pensieri e parole, dove si tocca la sfera più personale e si parla di ciò che è arrivato, all’improvviso, a ribaltare vite, progetti e destinazioni.
Sette donne lo fanno perché tutti riflettano, capiscano l’importanza della ricerca, unico antidoto al cancro.
Sei donne nel nome di una grande donna, Silvana Benigno, che ha aperto la strada, incoraggiato e coinvolto col suo sorriso contagioso nelle mille iniziative per sostenere gli scienziati della Fondazione Ieo-Ccm di Milano.
Un cammino, pancia a terra, che Silvana ha condotto con tenacia ed entusiasmo fino all’ultimo, lasciando la malattia dove doveva stare: in un angolo. Perché la forza della vita è stata la sua benzina in un lungo e complicato percorso a ostacoli che ha affrontato con il coraggio di chi alla vita non vuole sottrarre nemmeno un minuto, neanche quando le interminabili sedute di chemio ti tagliano fiato e gambe.
E’ lei la prima delle sei donne, il “capitano” della squadra che aderisce al progetto portato avanti dal marito Fabrizio Paladino con la stessa determinazione di Silvana. “Finora, abbiamo donato alla Fondazione Ieo-Ccm oltre 30mila euro grazie alle numerose iniziative con Silvana e poi nel suo ricordo” spiega Fabrizio introducendo la serata a San Giustino Umbro che non poteva che avere questo titolo: “Io sono Silvana”.
Tanti racconti che diventano uno, nella conduzione di Moira Lena Tassi e sulle note del violino della musicista Laureta Hodaj che regala emozioni fortissime.
Nella piazza a dire cosa è il tumore non siamo solo in sei, bensì sette perché Silvana è qui, sorridente e fiera. C’è nelle testimonianze di Dory, Silvia, Silvana che l’hanno incontrata, apprezzandone l’entusiasmo del fare per gli altri. Io l’ho scoperta in poche ore, “divorando” la sua storia nel libro “Il tuo sorriso ribelle”, scritto dal marito, ed è stato come averla conosciuta da sempre. Ne ho sentito la vicinanza, percepito l’energia travolgente che spinge a non mollare mai.
Del resto, lo slogan di Silvana è: “La mia vita a colori”. Nella frase c’è tutto di lei, di quello che ha attraversato e di ciò che consegna a tutte noi. In quella frase ci sono i colori della sciarpa che indossava come il vessillo di chi non si arrende e va avanti, nonostante tutto.
Quella “sciarpa della solidarietà” la indossiamo tutte e sei, mentre le nostre storie si levano sulla piazza perché altre persone le raccolgano e ne possano trarre beneficio.
La “sciarpa della solidarietà” è il nuovo gadget che si aggiunge al libro e alla borsa milleusi dedicata a Silvana con un’immagine bellissima del suo volto sorridente: sono i tre strumenti per donare e far progredire la ricerca scientifica.
Trasferire l’esperienza per offrire alle persone strumenti di conoscenza: proviamo a spiegare come si può restare in piedi quando ti arriva addosso uno “tsunami” che ribalta anche la vita di chi ti sta accanto.
Il tempo diventa un compagno di strada e in quel momento capisci che è tempo sprecato rinchiudersi, isolarsi, piangersi addosso ripetendo “perché è capitato proprio a me?”: non serve a nulla se non ad aumentare ansia e frustrazione, due “alleati” psicologici della malattia. Serve da subito reagire e provare a farlo difendendo la vita, aiutando il corpo a rialzarsi dopo la “batosta”. Si può fare, si deve fare.
Le lacrime servono, eccome, ma non sono la risposta. La paura c’è, eccome, ma non è la risposta.
Per questo sette donne scendono in piazza per alzare il velo del non detto, ristabilire l’ordine delle cose: può capitare a tutti, in qualsiasi momento, è un problema di tutti non solo di chi si ammala e in questo senso la ricerca è l’unica arma che serve a tutti per tenere lontano il male.
Dory, Silvia, Laura, Silvana e Lucia hanno evidenziato l’evoluzione della ricerca, sia nella messa a punto di macchinari diagnostici sempre più sofisticati e sempre meno invasivi, sia nelle nuove frontiere delle terapie che per certi tipi di tumore, prevedono percorsi altamente innovativi e assolutamente inimmaginabili dieci anni fa.
E’ un concetto “rivoluzionario” sulla strada per sconfiggere il cancro con cure sempre più personalizzate e mirate. E’ su questa strada che Silvana sta camminando in avanscoperta, tracciando ancora una volta la direzione per tutte noi che grazie a donne come lei, siamo in questa piazza a raccontare “la nostra vita a colori”.

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