La donna delle api

Due piccolissime api dondolano sotto il lobo delle orecchie. La luce del sole ci cade sopra a taglio e imbastisce l’effetto di uno specchio. Le api oscillano lungo il tratto sottile di una campanella alla quale sono appese e paiono come in volo, a caccia di fiori.

Nel giardino dalle mille sfumature di verde, nel prato appena rasato, altre api si rincorrono, danzano sui fiori bianchissimi e filiformi delle “Manine di Maria” o indugiano sulla corolla di una rosa, fanno a gara a chi si tuffa prima dentro un gelsomino. Il mondo delle api, dei fiori e delle erbe officinali è il mondo di Liliana Perianu che “indossa” le sue api: nella definizione c’è una storia ricca di significati, uno stile di vita.

Centocinquanta arnie racchiudono una società perfetta

, un prodotto salutare e la storia di una piccola azienda alle porte di Foiano. Il casolare nella campagna che si distende fino alle crete senesi, ricca e rigogliosa di una primavera in ritardo ma pur sempre carica di energia, profumi, colori, è il “quartier generale” dove Liliana con il marito Florin dal 2014 si dedica all’apicoltura e lo fa con certificazione biologica e una lavorazione artigianale.

Sono arrivati dalla Romania ventiquattro anni fa, oggi sono cittadini italiani, hanno scelto la Valdichiana per ricostruire lavoro e vita. Lo schema è molto simile al mondo delle api: laboriosità, impegno, amore e rispetto per la natura, semplicità e studio. Il mondo delle api è “un mondo perfetto, di gran lunga più efficiente di quello degli uomini. Sono molto ben organizzate all’interno dell’alveare e ognuna ha un compito che cambia in base al ciclo di vita. Sanno riconoscere i luoghi dove trovare il cibo e ci sono api addette a farlo; sono capaci di allontanarsi per diversi chilometri e una volta fatto rifornimento tornano all’alveare, ma per entrare devono avere l’ok delle api sentinelle che presidiano l’ingresso per accertarsi che le portatrici di cibo ne siano cariche per davvero”, spiega Liliana con la cura di chi ama il lavoro che fa e lo sa raccontare trasformando le parole in immagini.

E’ uno spettacolo osservare le api e capire il rigore della loro fatica. Se individuano una fioritura, indicano alle altre dove si trova e festeggiano la ‘conquista’ con una sorta di danza, emettendo suoni impercettibili ma emozionanti”. Nella società delle api, d’impronta prevalentemente femminile, anche gli apicoltori hanno regole da rispettare; del resto la convivenza non è automatica.

“Quando lavoriamo sulle arnie e controlliamo che le api stiano bene, dobbiamo ottimizzare il tempo sincronizzandolo con le operazioni da eseguire prima che le api diventino intolleranti semplicemente perché la nostra presenza nell’alveare disturba i loro compiti quotidiani”.

Liliana e Florin fanno chilometri con le arnie sul furgone tra Valdichiana, Val d’Orcia e la provincia di Viterbo in boschi e angoli di natura incontaminata dove le “infaticabili operaie” trovano l’habitat migliore per trasformare le fioriture in miele, secondo le numerose declinazioni che madre natura consente.

L’anno della pandemia è stato devastante anche per loro

: temperature troppo basse, primavera in netto ritardo, pochi fiori su cui posarsi. E’ un fenomeno purtroppo inesorabile e dannatamente collegato agli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento atmosferico. Una questione che rischia di diventare un disastro per l’ecosistema e l’intera filiera del miele (alimentare e cosmetica) che in Valdichiana dà lavoro a decine di aziende.

Le api non trovano fioriture a sufficienza per il fabbisogno e sono costrette a consumare le riserve custodite nell’alveare; tuttavia hanno bisogno di proteine e zuccheri per andare avanti ma con le temperature basse non escono”.

Liliana e Florin lavorano da soli e “investono” sulla qualità del prodotto trasformato a mano e in quantità adatte al consumo in famiglia. “Non mi interessa produrre quintali di miele, ma ottenere il miglior risultato dal lavoro delle nostre api”. Dalle api alla frutta alle erbe officinali il passo è breve e Liliana si divide tra frutteto e campi di lavanda, distese di erbe aromatiche e cespugli di rosa di Damascopianta molto diffusa in Romania, dalla quale ricavo marmellate e trasformo con altri ingredienti per creme viso e corpo”.

In questi giorni i cespugli di rosa di Damasco sono un’esplosione di colori e profumi, intensi. “Raccolgo il fiore all’alba per mantenere integrità e la giusta umidità che serve per la fase della lavorazione, ma a metà mattina le rose si aprono ai raggi del sole e al calore, emanando fragranze inebrianti. Adoro trasformare in prodotti di benessere ciò che la natura ci offre gratuitamente e con grande generosità”, sorride Liliana che crea di notte, nel silenzio dove trova concentrazione e i pensieri si trasformano in idee, creatività.

Lei ha una formazione scientifica, studi di chimica e col tempo “specializzazione” in esplosivi, Tnt, suo malgrado. Nella Romania di Ceausescu funzionava così: città-fabbriche come città-stato.

Nella cittadina dove è cresciuta con i fratelli e i genitori c’era una sola fabbrica dove lavoravano tutti gli abitanti e quelli dei paesi vicini: venticinquemila persone dislocate nei vari dipartimenti (dai concimi al tritolo, alla dinamite) in cui era suddiviso lo stabilimento, piccole fabbriche dentro la grande fabbrica.

La vita era scandita dalla fabbrica e nella fabbrica.

Tutti con uno stipendio, una casa, un lavoro stabile, ma lo schema preordinato filava liscio se le regole venivano rispettate, altrimenti tutto era perduto, azzerato. Ogni persona metteva in conto di saltare in aria mentre confezionava esplosivo, ma c’era da mandare avanti famiglie numerose e non si poteva stare a filosofeggiare.

E’ toccato anche a Liliana che l’adorato padre lo ha perso in un incidente sul lavoro proprio durante le fasi di ripulitura di un dipartimento della grande fabbrica che attendeva la visita del ministro dell’industria. Quel giorno, è ancora nitido e terribile nei suoi occhi: lei era una giovane studentessa con la passione per la danza e una divisa nella squadra nazionale che girava l’Europa per esibirsi.

Era appena rientrata da Parigi ed era entusiasta di raccontare al padre un pezzo di mondo lontano dalla Transilvania. Non ne ha avuto il tempo. Ha lavorato nella fabbrica dove il padre è morto per dieci anni, insieme alla madre che ci lavorava già da prima. Poi ha incontrato Florin e ridisegnato il suo futuro. Che è qui, oggi, nella meraviglia di una campagna pettinata a campi di grano, orzo dalle spighe lunghe ed eleganti che sembrano di velluto, oliveti e vigne pronte a dare frutti.

Qui, tra le sue api e i fiori, tra i profumi e tutto ciò che la natura dà per vivere. Pienamente.

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