Iolanda, il sugo e la resilienza

La forza della vita ha 91 anni e si chiama Iolanda.

Due occhi celesti che “bucano”, incorniciati da una cascata di capelli candidi e perfettamente ordinati, un sorriso che da solo incoraggia alle salite della vita: Iolanda Sisti Caselli è così; una forza della natura e un dono del Cielo per i sei figli e la schiera di nipoti e bisnipoti che il tempo le ha concesso.

Qualche mese fa, a dispetto gli anni sulle spalle, ha vinto un’altra battaglia: il Covid. In realtà, per lei che ha passato la guerra e appena dodicenne fu messa spalle al muro dai tedeschi coi mitra spianati insieme a decine di contadini sul colle tra Castiglioni e Vitiano e si salvò solo perché prese per mano un’amica, chiuse gli occhi e saltò in una macchia di rovi, il virus è stata una “medaglia” in più sul petto di una donna coraggiosa che ha tirato su i figli e a cinquant’anni, quando il suo adorato Quinto ha chiuso gli occhi,  ha preso la patente di guida, il timone del ristorante e il volante di una golf turbo diesel 1900 con cui ancora oggi va in giro per commissioni.

Eppure, il Covid è stata una battaglia dura, quasi “peggio della guerra, perché c’erano i morti, i tedeschi ammazzavano, ma noi eravamo liberi e ci si poteva dare da fare per ricostruire, si poteva uscire a coltivare la terra; questa malattia, invece, costringe all’isolamento, toglie la libertà e allontana le persone”. Detto da lei, abituata a stare tra la gente, dà la dimensione del sacrificio che ha dovuto sopportare.

Non ha avuto paura “perché so che dal Cielo sono protetta, è come se ci fosse un paniere sopra le nostre teste” scandisce sicura e torna con la mente al 1944 e ai giorni terribili del passaggio del fronte, coi tedeschi che avanzavano e gli inglesi che li inseguivano: la prova più dura per lei che aveva solo dodici anni e la semplicità di una ragazzina con i capelli neri e lunghi, raccolti in due trecce impreziosite da fiocchi bianchi.

Tre anni dopo, quei fiocchi le furono sciolti da Quinto nel primo incontro che segnò il cammino insieme e la costruzione di una famiglia come quelle di una volta: solida e solidale. E’ Iolanda, ancora oggi, “il perno della famiglia, è da lei che deriva la nostra profonda unità” spiega la figlia Mariella pensando ai fratelli Enrico e Paolo con cui manda avanti il ristorante dal 2005; la sorella Daniela ha seguito un’altra strada mentre Pietro e Marcello guidano un locale “storico” a Castiglioni: l’Alberotondo, aperto nel 1976.

Iolanda “comanda” sui sughi,

nessuno me li deve toccare”, esclama fiera. Di buon mattino, nella cucina del ristorante Antica Pieve, alle porte di Castiglioni, Iolanda è indaffarata col sugo dei “neri”. Gira, lento, sul fuoco mentre il profumo annuncia il buongiorno. Ci vuole il suo tempo per ottenere il massimo risultato: quattro ore, così da oltre quarant’anni. Iolanda lo sa e alle sei è pronta ad avviare le manovre del ragù, una delle sue specialità.

Le “macchine” si fermano alle 7,30 in punto per la Messa, poi riprendono la loro “danza” ai fornelli. Conoscere Iolanda è stata per me un’opportunità preziosa perché ho incontrato una donna che racchiude un “forziere” (scrigno nel suo caso è un termine riduttivo) di sapienza, saggezza, umiltà, energia, entusiasmo, passione, gioia, ottimismo e resilienza.

Già, resilienza: la parola che in tempo di pandemia è già inflazionata, lei l’ha sperimentata sul campo quando ha visto le “bombe cadere dagli aerei come catene su Porta Romana”, il 19 dicembre 1943, e ridurre in macerie vite e case. Lei faceva avanti e indietro con una “vacchina e un vitellino” da casa fino alla sommità di Cavadenti, ore e ore al pascolo a “raccattare foglie e ghiande”.

La sua resilienza è stata una vita spesa per la famiglia e il lavoro che dava sicurezza, la gioia di un futuro. Non si è fermata nemmeno quando l’uomo che ha amato profondamente, quel militare che le sciolse i fiocchi delle trecce, la seguì in chiesa alle “funzioni” e da quel giorno non l’ha più lasciata, è partito per un viaggio senza fine.

Iolanda e i figli: una cosa sola

e lo si capisce da come li racconta, uno ad uno, con gli occhi che brillano. A 91 anni Iolanda guarda avanti e non si ferma: le interessa tutto di ciò che accade nel mondo e non si perde un tg e un talk show di politica per capire coma va l’Italia.

La resilienza di Iolanda è una lezione di vita che dovrebbe essere divulgata ovunque, scuole comprese, una “terapia” efficacissima contro l’insofferenza, la superficialità, l’apparenza e l’egoismo che neppure la pandemia è riuscita a cancellare (semmai, ne ha amplificato le dimensioni).

Ascoltare i 91 anni di Iolanda e gli altri che verranno tra i suoi ragù, gli abbracci dei figli, e i clienti del ristorante da “coccolare”, è una botta di vita pazzesca, una ricarica di energia e di coraggio per affrontare col sorriso e senza paura ciò che verrà.

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