Una madre è oltre

Una madre è oltre. Anche quando la vita mette spalle al muro e, all’improvviso, cambia piano e direzione

Una madre è oltre anche in un letto d’ospedale da nove mesi, a lottare per tornare a casa e interrompere quel viaggio in un’altra dimensione, cominciato un giorno di luglio quando un infarto ha tolto il fiato a lei e alla bimba che portava in grembo.

Cristina Rosi e la piccola Caterina sono madre e figlia ma sono molto di più: sono una persona sola nella montagna da scalare, lontane l’una dall’altra eppure unite dall’amore che solo una madre sa generare, accada quel che accada.

Una madre è oltre: Cristina è oltre

Lo dimostra ogni giorno nei piccoli-grandi passi avanti che compie con la forza di cui è capace. A Zirl, pochi chilometri da Innsbruck, c’è la clinica dove medici e specialisti la seguono nel rigoroso programma di riabilitazione robotica neurologica, indispensabile per restituirla alla sua famiglia, al marito Gabriele Succi che nella casa di Alberoro si prende cura di Caterina che ha fretta di crescere e conoscere la madre.

Non si sono mai viste Cristina e Caterina, ma hanno gli stessi occhi neri e profondissimi, aperti alla vita per la quale accettano sofferenza e sacrifici pensando al giorno in cui si incontreranno, di nuovo e per sempre.

Cristina ascolta, reagisce, piange quando sente la voce della madre Mirella, di Gabriele o delle amiche che le raccontano la loro giornata e ricordano i momenti insieme, si arrabbia perché vorrebbe bruciare le tappe, perché vorrebbe che il percorso fosse più veloce e perché vuole tornare a vivere.

Si fa sentire, Cristina, vuole parlare e quando le toglieranno la tracheo riuscirà ad articolare suoni e parole, recuperando ciò che nove mesi fa ha perso. I medici sono soddisfatti dei suoi progressi e fiduciosi in un recupero, seppure lento e graduale. Nella storia di queste due creature – madre e figlia – il tempo ora è sospeso tra cure, terapie e la riabilitazione necessarie a tornare al prima, dimenticando nove mesi d’inferno e dolore.

Sono segnali importanti, che solo due mesi fa parevano impossibili o comunque lontanissimi. Invece, Cristina li ha resi possibili e reali, cercando di riprendere in mano la sua vita perché sa che Caterina l’aspetta e ha bisogno di lei. L’istinto di una madre supera la dimensione temporale, le malattie e ogni accidente del mondo; corre veloce dove deve arrivare per cullare, confortare, incoraggiare e sostenere. Cristina lo sa e ce la mette tutta.

La sua storia ha toccato il cuore di tante persone, in provincia di Arezzo e nel resto d’Italia e attorno alla famiglia di Gabriele è scattata una gara di solidarietà. Sono stati raccolti fondi indispensabili per le cure di Cristina e Caterina ma c’è bisogno che la generosità non si interrompa, perché questa famiglia che sta portando il peso di due croci, non resti da sola e sia sostenuta da tutti coloro che possono (e dovrebbero) dare una mano.

Perché? Semplicemente perché tutti noi siamo Cristina e Caterina, perché la vita può cambiare nello spazio di un minuto, nessuno è immune. Dicono che la pandemia ci ha reso migliori: se è davvero così, questo è il momento di dimostrarlo – ciascuno come può – aiutando Cristina e Caterina a conquistare quell’abbraccio che manca da nove mesi.

Una madre è oltre, nella gioia e nel dolore

Cristina è oltre e accanto a lei c’è la madre Mirella che le racconta la vita che finora si è persa. Ma è solo questione di tempo e la ritroverà; più intensa di prima. Nel giorno in cui si celebra la mamma, auguri a tutte le mamme e a una in particolare: Cristina.

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