Gli angeli delle mascherine

In Toscana la fraternità corre di paese in paese: il miglior antidoto al coronavirus

Il ticchettìo della macchina da cucire è un sottofondo musicale. Ogni su e giù dell’ago “imbrigliato” nel filo, sembra il battere e il levare di un solfeggio, la nota ricorrente di una melodia dal titolo “Fraternità”. E’ una parola poco usata eppure bellissima nella sua musicalità e nel senso che esprime. In questo tempo sospeso, comincia a circolare come antidoto al coronavirus che semina il suo veleno.

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Antidoto potente, che sta crescendo ovunque dalle nostre parti, di paese in paese, ed è come musica che porta pace, conforto, speranza

La fraternità corre sul ticchettìo della macchina da cucire e mani attente seguono il movimento di un pezzetto di stoffa che nel giro di qualche minuto diventerà una mascherina, di quelle che servono a proteggersi dal contagio e, nostro malgrado, sono già diventate la nostra mezza faccia, tra naso e bocca, quasi una nuova identità. Ora, si sorride con gli occhi e il tono della voce è modulato dal tessuto-barriera appiccicato alle labbra. Chissà ancora per quanto tempo…

Ma ci si adegua a tutto pur di restare vivi e preservare la salute, vera priorità di sempre (forse oggi si comincia a comprenderne l’importanza). Il ticchettìo va avanti per ore nella stanza silenziosa dove il sole d’aprile disegna alle pareti i suoi riflessi d’oro: disegni stupendi, arabeschi che sanno di gioia. Rita è concentrata sul lavoro, una mascherina dietro l’altra, ma è fiera del suo impegno quotidiano, ormai da diversi giorni e per molti giorni ancora.
Lei è anima e motore del gruppo Bettolle in Rosa, fatto di donne tostissime, coraggiose e ricche d’energia che sanno cosa è il dolore per averlo vissuto sulla pelle in una sala operatoria e nelle lunghe sedute di chemio e radio: il tumore, come il coronavirus, non guarda in faccia nessuno e quando arriva, ti ribalta i piani e ti scaraventa ai confini della vita. Bettolle in Rosa è una macchina fantastica di fraternità, umanità e aggiungerei, sorellanza, visto che ne fanno parte una quindicina di intrepide “guerriere” con le quali condivido non solo una vicinanza empatica, ma anche l’esperienza della malattia.

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Sono talmente “scatenate” a cominciare da Rita che è un vulcano, che tutto ciò che fanno diventa “contagioso” (è proprio il caso di dirlo) perchè adesso l’azione prioritaria del gruppo nato per divulgare l’importanza della prevenzione, è confezionare mascherine per le necessità della comunità.
Bettolle in Rosa ha aderito subito all’idea di un’azienda di Sinalunga che ha donato il tessuto, rilanciata dall’assessore del Comune di Sinalunga Rossella Cottone. E’ bastato l’input e l’antidoto al coronavirus si è moltiplicato in altri gruppi di donne tra Guazzino, Sinalunga e Montepulciano (Valdichiana senese) che stanno lavorando allo stesso obiettivo. L’obiettivo dichiarato è confezionare cinquemila mascherine.
Quando a Rita è stato chiesto l’impegno di Bettolle in Rosa nel confezionare il prodotto “non c’ho pensato due volte; non mi pare il vero è stata la mia risposta e la nostra macchina è partita, in questo caso abbiamo rimesso in moto le macchine da cucire. Io ho recuperato la mia da casa dei miei genitori insieme a un rocchetto di filo e tutto è cominciato”, spiega Rita col sorriso luminoso di sempre, che attraversa il telefono e ti arriva dritto sulla guancia come una carezza.
Il materiale donato dall’azienda di Sinalunga cui si sono aggiunte altre aziende e negozi si merceria, è un tessuto-non-tessuto, lavabile, cucito a tre strati.
All’inizio il problema maggiore è stato la scarsa disponibilità di elastici ma Rita non si è persa d’animo: “Sono riuscita a recuperare un rotolo di elastico da trecento metri per le prime mascherine, poi una volta esaurito, ho ordinato su internet un rotolo da cinquecento metri che è appena arrivato, anche se in attesa della consegna abbiamo utilizzato ogni ritaglio del tessuto per le mascherine, con cui abbiamo fatto i laccetti”. Mentre parla con me al telefono sta tagliando proprio l’elastico.
Le donne di Bettolle in Rosa hanno sostenuto le spese e donato cento mascherine chirurgiche e un misuratore di pressione da polso al reparto Oncologia dell’ospedale di Nottola.
Il ticchettìo della macchina da cucire non si arresta: le cinquemila mascherine andranno all’ospedale di Nottola, alle Misericordie, alle Pubbliche Assistenze, alle Forze dell’Ordine, alle Case di riposo, alle parrocchie, alle associazioni Auser e a chi ne ha bisogno.
Un migliaio di mascherine realizzate in poco meno di dieci giorni, sono già in distribuzione ma il lavoro va avanti, ogni giorno, per molte ore. Rita cuce e spiega perchè lo fa: “La mia bandiera, d’ora in avanti, è fatta di due parole che amo molto: aiutare e collaborare”. Il ticchettìo della macchina da cucire è la “musica” che compone insieme alle donne di Bettolle in Rosa. Ce n’è un gran bisogno. Per tutti.
Lucia

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