L’Africa è (tutta) negli Occhi della Speranza

Quel giorno, Dio non ci chiederà quante cose abbiamo fatto “ma quanto amore abbiamo messo nel farle”.

Il rimmel si scioglie nelle lacrime che affollano gli occhi – intensi – di Francesca mentre cita la frase di Madre Teresa di Calcutta.

Non vuole, ma i lucciconi escono da soli, lungo le guance. Si “rifugia” nello sgabuzzino mentre sulla parete scorre il video firmato dal regista Paolo Sodi, che racconta l’Africa degli Occhi della Speranza. Lei c’è stata, lei sa com’è, lei conosce i volti dei bambini perchè li ha presi per mano, abbracciati, sbaciucchiati, portando il calore e l’entusiasmo, di una giovane donna che si occupa di chi sta peggio.

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A maggio ripartirà per lo Zambia, insieme a Tamara, Mirko, Chiara, Federica, Barbara, Scilla e i volontari della Onlus fondata quasi vent’anni fa da Carlo Landucci. Obiettivo: Zambia nelle missioni di suor Carmela e le suore Battistine e Sierra Leone dove operano i volontari col camice bianco: medici e specialisti (il team guidato da Gabriele Menci è appena rientrato dall’ospedale di padre Ignazio).

Francesca è stata l’artefice del pranzo di solidarietà

che ha riunito nel salone dei Festieri a Cesa in Valdichiana duecento persone e contribuito a mettere un altro mattoncino di aiuti per suor Carmela e i dottori che salvano vite in un continente dove le persone lottano per la sopravvivenza e se hai un tumore, hai una sola chance per provare a salvarti: aspettare il viaggio dei volontari degli Occhi della Speranza.

linkiostrovivomagazine-occhidellasperanza-africa-zambia-sierra-leoneLa cifra raccolta in poco meno di tre ore andrà in Zambia a maggio, con la spedizione già programmata delle ragazze e dei ragazzi dell’Associazione: servirà ad acquistare una stufa da donare a suor Carmela che ogni giorno, pensa alla vita di 150 bambini sordi che se non avessero lei, sarebbero tagliati fuori dalla società e da qualsiasi opportunità di riscatto. Invece, il loro riscatto è la scuola e crescere in un ambiente stimolante, dove la conoscenza restituisce libertà e fiducia.

Francesca ha lanciato l’idea del pranzo di solidarietà coinvolgendo anche il Comune di Marciano della Chiana

che ha dato il patrocinio (presente il vicesindaco Monica Cardini) e subito si è attivata la macchina organizzativa: Paola (mamma di Francesca), Melissa (la sorella), Rosa, Lory, e tutte le donne degli Occhi della Speranza si sono date da fare.

Una catena di fraternità e di carità

che ha trasformato una domenica piovosa di novembre in una giornata luminosa: calore umano, voglia di stare insieme e di fare qualcosa di concreto per chi ha bisogno. Obiettivo centrato.

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