La chiesetta rinata

Dall'oblio a nuova vita: una storia che merita di essere raccontata

Accade a Lucignano (Arezzo) e comincia nell’anno Mille…

Una chiesa che riapre le porte è una bella notizia. Come quando riapre un giornale, presidio di pluralità di idee, come quando riapre una scuola, presidio di crescita e cultura; come quando riapre un Circolo, come quando la democrazia si manifesta in ogni sua forma, senza chiusure, anzi, con porte spalancate. Anche perchè, la prima forma di democrazia e di libertà è la conoscenza.

Nel caso della chiesa, c’è però un valore aggiunto, e il motivo è che si ristabilisce il link tra Cielo e Terra, perchè torna a vivere un luogo in cui questo incontro si rinnova senza tempo, di generazione in generazione.

Un luogo per tutti, aperto a tutti.

Rivoluzionario, di questi tempi. Unico antidoto all’individualismo, oggi seminato come la gramigna e dunque pervasivo, incalzante. Una chiesa che riapre le porte è una speranza in più, un punto di riferimento, un luogo che accoglie e dove è possibile trovare pace e ascolto. Gesù è lì (anche lì).

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Una chiesa che riapre le porte è una festa. E a Lucignano, questi sono i giorni della festa di San Giusto, il santo al quale è intitolata la chiesetta tornata alla luce dopo un lungo periodo di oblio. Luce che sconfigge le tenebre, vita che vince la morte, amore purissimo che sbaraglia falsi miti terreni ed eleva sopra le miserie quotidiane.

La chiesetta domina la collina che guarda la campagna senese, e lo sguardo si spinge fino alla meraviglia delle Crete.

Pietra su pietra: così dall’anno Mille, dicono le tracce storiche. Ne hanno viste di tutti i colori queste pietre; perfino un miracolo. Nel 1684 la chiesetta-oratorio è luogo di culto e devozione popolare: sull’altare è collocato un quadro raffigurante Maria che tiene sul braccio sinistro Gesù Bambino che a sua volta sorregge il mondo.
Orsola, pia donna lucignanese, si reca in chiesa insieme alle tre figlie: Lucrezia, 10 anni, Diana Apollonia 4 anni e Maria Maddalena di 11 mesi. Un saluto alla Madonna, è l’intento: si inginocchiano sul gradino dell’altare e cominciano a recitare l’Ave Maria, ma prima Orsola dà alle figlie più piccole due pezzetti di pane. Lucrezia chiede di poterne dare una porzione alla Madonna. La madre acconsente e la bambina porge il pane all’altezza della mano destra di Maria: quel pane resta attaccato alle dita della Sacra immagine. A staccarlo saranno in seguito i maggiorenti della Diocesi aretina guidati dal Vescovo che certificano il fatto umanamente inspiegabile (secondo le memorie scritte). Nel 1697 la tela con l’immagine miracolosa di Maria è traslata nella nuova Collegiata.

linkiostrovivo-magazine-lucignano-chiesa-san-giusto-toscana-arezzo-italiaMa è nel secolo scorso che la chiesetta di San Giusto entra nel cono d’ombra dell’oblio

Negli anni del boom economico l’oratorio viene abbandonato, insieme alla festa di San Giusto e all’omonima Compagnia. Ironia della sorte: la gente sperimenta il benessere e la chiesetta finisce in decadenza. Crolla il tetto, le piante germogliano sull’altare e quel luogo benedetto viene profanato, violentato, dissacrato.

Eppure, il disegno di Dio va oltre quello dell’uomo – meno male – e nel 2000 accade qualcosa di semplice ma rivoluzionario: alcuni abitanti della zona rimettono in piedi la Compagnia di San Giusto; adesso si chiama “Nuova Compagnia di San Giusto” e nell’aggettivo sta la svolta.

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Tutto è nato per l’iniziativa di un gruppo di abitanti della zona chiamata San Giusto dalla presenza della chiesetta. Abbiamo deciso di rimetterla in piedi, è stato eseguito un restauro nei primi del Novecento ma dopo gli anni Cinquanta tutto era decaduto. Questa zona ha avuto un’espansione abitativa e demografica importante negli ultimi venti anni e così abbiamo pensato che riaprire la chiesetta avrebbe significato anche ripristinare una funzione sociale per i residenti”, spiega Paolo Ricciarini, governatore della Nuova Compagnia di San Giusto, con a fianco Vanna, Luciano e i volontari che hanno lavorato senza sosta, credendo nel progetto, oggi realtà.

Per diversi anni, il mercatino dell’usato è stato fonte di approvigionamento di risorse per far fronte ai costi del restauro e tutto è andato come doveva andare – cioè bene – se oggi Ricciarini con orgoglio dice che da tre anni la Festa di San Giusto (giunta alla diciasettesima edizione) è prevalentemente religiosa, ovvero non c’è più bisogno del contributo di tutti, oltre a quelli già garantiti per i lavori eseguiti da Provincia di Arezzo e Parrocchia di Lucignano.

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Nel 2008 il vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti (oggi presidente della Cei) presiede la cerimonia solenne di consacrazione della chiesetta, riaprendola al culto:

“E’ stato un momento molto emozionante”

sottolinea Ricciarini con un gran sorriso. La Madonna di San Giusto col miracolo del pane non se n’è mai andata da questa piccola e deliziosa chiesetta, oggi custodita, difesa, curata con amorevole attenzione (splendido il giardino che costeggia il viale d’ingresso) dagli uomini e dalle donne della Nuova Compagnia. Nuova, come ogni rinascita!

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