Maestà di Santa Luce, Syrah che innamora

I sogni si avverano con la passione e il coraggio...

In un angolo incontaminato di Toscana, una giovane imprenditrice punta in alto

La Maestà guarda le vigne, come una madre guarda i figli: occhi innamorati. Santa Luce, frazione di Foiano, un angolo di Valdichiana dove la dolcezza del paesaggio ricamato a oliveti, vigneti, campi di grano e girasoli, leva il fiato, distende i muscoli e i pensieri.

La Maestà di Santa Luce domina il piccolo poggio lungo il quale “corrono” i filari di Syrah: oltre 7mila ceppi per ettaro nelle due vigne, una impiantata nel 2002, l’altra nel 2003.

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Maestà di Santa Luce è luogo e logo di un nuovo progetto imprenditoriale che nasce dall’amore per la terra e i suoi frutti, dal rispetto per l’ambiente, al punto che tra questi filari, si lavora tutto a mano, ogni fase viene eseguita senza mezzi meccanici, dalla prepotatura alla raccolta.

La prima selezione manuale dei grappoli d’uva è in vigna, la seconda in cantina

Dopo la deraspatura, gli acini scorrono su un tavolo vibratore che li monda degli ultimi residui della raccolta. Obiettivo dichiarato: ottenere il massimo della qualità da ogni chicco d’uva. E’ la mission di Carlotta Lodovichi che segue l’impresa di famiglia, uno dei gioielli della galassia Illuminati GMM, azienda leader nella produzione di frutta, apprezzata in tutt’Italia. Dopo gli studi universitari aveva preso un’altra strada professionale, adesso è tornata sulla strada di casa per scelta, perchè al primo posto ha messo famiglia e qualità della vita.

Una laurea in Farmacia, la specializzazione in Farmacia Ospedaliera, cinque anni all’ospedale Le Scotte di Siena tra chemioterapici, nutrizione parenterale per neonati prematuri, farmaci per combattere malattie e salvare persone. Poi il matrimonio e la nascita di Aida, il desiderio di condividere pienamente la gioia della famiglia rifiutando compromessi che imbrigliano tempo e tranquillità.

Da un anno si è assunta la responsabilità del progetto della cantina dove già riposa lo Syrah della vendemmia 2017 e 2018, oltre a gestire i contatti online con gli ospiti dell’agriturismo Casa Carlotta e l’informatizzazione aziendale per la parte burocratico-amministrativa.

Un casolare risalente al 1800 a Brolio, frazione di Castiglion Fiorentino, ristrutturato in armonia con le linee architettoniche e i materiali d’epoca, è il “motore” del progetto: spettacolare la cantina con volte a mattoncini e pietra, la sala degustazione e la cucina dove nella nicchia di una parete spicca un martello murato proprio tra i mattoncini.

“Probabilmente una usanza beneaugurante”

spiega Carlotta indicando un’altra chicca: un’apertura cilindrica sul pavimento, chiusa con una lastra di vetro che mostra l’ambiente sottostante: un antico granaio. Spiega le caratteristiche della dimora mentre spalanca le finestre affacciate su una distesa verde, ordinata e colorata: sono “filari” di meli coltivati nella proprietà.

 

 

 

 

Casolare e cantina sono il “quartier generale” della giovane imprenditrice, trent’anni, sorriso solare aperto su occhi neri come chicchi di Syrah, incorniciati tra i ricci ribelli:

Tutto è nato nel 2016 quando il babbo ha pensato di ristrutturare il casolare e impiantare la vigna; nel 2017 la prima vinificazione con 1467 bottiglie; lo scorso anno abbiamo vendemmiato 400 quintali di uva, quaranta dei quali vinificati. Crediamo molto nelle potenzialità del progetto ma restiamo coi piedi per terra, facendo un passo alla volta” mette in chiaro impugnando il telefonino che squilla.

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Pochi istanti e torna al mood della filosofia aziendale: “Fare un vino di altissima qualità, un vino fatto a mano e senza difetti, un vino che faccia innamorare chi lo degusta magari in abbinamento a una tagliata di Chianina, un tagliere di salumi e formaggi stagionati, ragù di carne toscano o selvaggina”.

 

 

 

 

Syrah in purezza, Igt, raccolto in vigna tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre per catturare tutta la luce e l’energia del sole; un vino morbido e rotondo che gira nel calice danzando coi suoi archetti e sprigionando sentori di mora, frutti di bosco, ciliegia, con note di cuoio, sottobosco, pepe nero.

“Il nostro Syrah è il fiore all’occhiello dell’azienda Illuminati”

ovvero “la ciliegina sulla torta di una realtà imprenditoriale che ha fatto e continua a fare un pezzo di storia della Valdichiana, valorizzando la tradizione della frutticoltura”, spiega Carlotta con un pizzico di orgoglio.

Poche bottiglie ma al top, in sintesi la policy. Ognuna, reca la fascetta con un numero riportato a mano; etichetta elegante calibrata sulla Maestà di Santa Luce che dà il nome al vino: carta su carta è la tecnica particolare e la ruvidità è il carattere dell’effetto in rilievo, fatto per essere toccato.

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L’abbiamo scelta così, per esaltare il legame con la terra; la cornice grigio-perla esalta il logo e regala la sensazione di osservare un quadro. Il vetro delle bottiglie ha uno spessore consistente voluto per definire il carattere del vino, così come il tappo in sughero naturale lungo circa 49 millimetri, perchè il nostro Syrah è un vino destinato all’invecchiamento e il sughero ha un ruolo importante nell’evoluzione in bottiglia. La capsula viene realizzata da un’azienda austriaca ed è personalizzata”.

Punto di forza di Maestà di Santa Luce: l’unicità della terra che “culla” le barbatelle.

“Qui ci sono forti escursioni termiche da agosto fino alla raccolta. Caratteristica che rende unico il nostro Syrah, con le viti nutrite da un terreno limo-argilloso”

spiega Massimo Lodovichi, agronomo, che alla figlia ha trasmesso l’amore per la terra e il vino. Rivendica “la cura maniacale in vigna dove non facciamo interventi ma lasciamo il suolo inerbito provvedendo solo al taglio dell’erba, nel rispetto dell’equilibrio che le vigne hanno trovato da sole, un sistema ecosostenibile che rende questa zona esclusiva”. E in effetti, sembra di stare in un giardino.

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Secondo step già in elaborazione: sala degustazione, con eventi e percorsi sensoriali per piccoli gruppi di winelover. Nel frattempo, si pensa al prossimo raccolto che quest’anno sarà ad ottobre”, spiega Massimo con la soddisfazione di avere già nelle botti in acciaio uno Syrah in purezza vendemmia 2018 “straordinario”.

Dalla sommità del poggio la Maestà di Santa Luce ascolta il racconto di una passione diventata realtà e con occhi materni, lo benedice.

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