Valter, il postino di Suor Annita

Valter era un Signore. Sì, uno di quegli uomini che meritano la S maiuscola. Gentile, cordiale, buono, sempre sorridente, pronto a darsi da fare per gli altri. Quanto bene ha fatto Valter, in silenzio! Proprio come gli aveva insegnato suor Annita Bindi, la suora passionista che lui definiva “una creatura straordinaria”. Lo ricordo in divisa quando ero una ragazzina e lui, puntualmente, consegnava la posta alla guida di uno scooter: non c’era giorno che non avesse stampato sul volto un sorriso luminoso. E lo ricordo molti anni dopo, nel 2015 quando lo incontrai lavorando alla stesura del primo libro su suor Annita Bindi. Era desideroso, insieme alla moglie Sandra, di dare la sua testimonianza, di raccontare chi era la religiosa passionista rievocando il legame d’affetto e stima tra il padre Giacomo e la suora che dopo la morte, faceva consegnare sulla tomba lumini votivi in forma anonima. Valter ha saputo che il mandante era proprio suor Annita e lo ha scoperto solo dopo la sua morte.

Valter ha sperimentato la grandezza della missione di suor Annita, ne ha compreso il senso profondo e lo ha riportato nel vivere quotidiano: disponibilità all’ascolto, generosità, carità. Si è dato tanto da fare per raccogliere fondi necessari a dotare il reparto dell’ospedale di Perugia dove era seguito dopo la malattia che lo colpì nel 2000, di strumenti necessari per la diagnosi precoce dei tumori, in particolare leucemia, strumenti sofisticati per le indagini ematiche, e per sensibilizzare sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca scientifica. Mi parlò di questa sua esperienza pregandomi di non divulgarla. Rispettai la sua volontà, ma oggi che Valter è per mano a suor Annita e sta attraversando il Paradiso per raggiungere Gesù, penso che tutti debbano sapere e penso che una memoria condivisa sia la forma migliore per ricordarlo e continuare ad apprezzarne le doti umane: il senso della famiglia, la religiosità, il volontariato. Ricordo un viaggio con Valter e Sandra a Città di Castello per incontrare il vescovo, monsignor Domenico Cancian, suo grande amico.

Valter desiderava che lo incontrassi per consegnargli i libri su suor Annita e parlargli di lei, della sua spiritualità e della sua missione terrena. Valter desiderava tanto custodire e divulgare la memoria di suor Annita e magari, un giorno, vederla salire sugli altari della Chiesa col riconoscimento ufficiale di quella santità dello “straordinario nell’ordinario” come diceva San Giovanni Paolo II (pontefice che la religiosa amava molto), che ha contraddistinto la sua lunga e luminosa vita. Per questo, insieme alla moglie Sandra, mi è stato di grande aiuto nel lavoro di raccolta delle testimonianze e stasera, pensando a lui, voglio riproporre qui di seguito la storia dell’incontro tra Valter e suor Annita.

Mentre scrivo mi domando quando finirà che scrivo il ricordo e la sofferenza per le persone in viaggio (le porto nel cuore: Chiara, Piero, solo per citarne alcune, vorrei tutti guariti, salvati nel corpo e nell’anima, compresa me, e prego Gesù per questo) ma mi rendo conto che non c’è risposta perchè l’unica risposta sta in Dio, solo lui sa quando, come, chi e perchè. Io, nella mia piccola esperienza, posso dire che chi ha fatto i conti col tumore non è un morto che cammina, bensì una persona che ha una marcia in più perchè è rinata, sa cos’è la vita e la morte l’ha già sconfitta, almeno una volta. Esattamente come ha fatto Valter.

Affidarsi” era la parola che ci scambiavamo quando lo incontravo nel suo fazzoletto di terra davanti a via Lisa, lungo la strada che porta alla casa di suor Annita. Mi mostrava l’orto, le piante da frutto con l’orgoglio di chi fa da sé e la semplicità delle cose autentiche, quelle vere. E’ stata l’ultima volta che l’ho visto: Valter mi parlava della malattia che gli dava nuovi problemi, chiedeva delle mie chemio, e col suo sorriso dolcissimo diceva: “Andiamo avanti, con noi c’è suor Annita…”. Hai ragione caro Valter: suor Annita è sempre stata con te. Ora tu sei da lei.

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