Il cacciatore di vita

Non smettere mai di sorridere, non perdere mai la tua risata, il tuo entusiasmo, mi raccomando eh…”. Da giorni queste parole mi risuonano in testa, ora che le parole fanno fatica a mettersi in fila sulla tastiera del computer e a dare un senso a ciò che sento. Non sono parole come un fiume un piena, come di solito accade. No, in questi giorni sono lente, sporadiche, incerte, talvolta inutili. Perchè prevale la tristezza, l’amarezza e la paura; perchè la partenza di Piero per un nuovo viaggio mi ha sorpreso, spiazzato, colpito come un fendente allo stomaco che ti lascia senza fiato; mi ha spento il sorriso e quella risata che mi incitava a sfoderare ogni volta che mi telefonava per sapere come stavo. Lui che di sorridere e ridere non ha mai smesso, neanche quando la salita è diventata più ripida e il fiato si è fatto più corto. Prima Chiara, adesso Piero: tante domande affollano la mia mente, un po’ di rabbia e i ricordi accompagnano i pensieri, mentre cammino nel gelo di un giorno di sole d’inizio inverno. Un passo dopo l’altro, a testa bassa, verso la chiesa dove Piero attende tutti, per l’ultimo ‘Ciao’.

Non mi chiedo ‘perchè’: alzo gli occhi al cielo e trovo la risposta, la stessa con cui suor Annita consolava il pianto e la disperazione di tante persone piegate dal dolore per la perdita di un figlio, un marito, una moglie, un genitore. “La volontà di Dio, non la nostra sia fatta” perchè “su ciascuno Lui ha dispiegato il suo progetto” e perchè “questa vita è solo un passaggio verso la vita senza fine, nella luce di Gesù”: erano le frasi con cui la suora passionista curava le ferite delle anime in pena, ricomponeva i cuori in pezzi davanti al Crocifisso dal quale non si è mai allontanata. La risposta al dolore è nella Croce che ciascuno, creato a sua immagine, deve portare (prima o poi) in questo cammino terreno, salendo al Calvario, come Lui ha fatto più di duemila anni fa per liberarci dal male, indicando la via della salvezza e offrendoci una seconda possibilità. Lo ha fatto dimostrando un amore senza limiti e una misericordia infinita. E’ Gesù che ci cerca, che non si stanca mai di chiamarci, che è sempre pronto a sorreggerci quando cadiamo, pronto a sostenerci quando vacilliamo, pronto a prenderci in braccio quando portiamo quella Croce un po’ anche per alleviare il peso della sua. No, non mi chiedo “perchè” di fronte alla partenza da questo mondo di Piero e Chiara: so che entrambi sono in Paradiso, nella luce di Dio, nel regno dei Cieli, finalmente liberi, nella gioia e nella pace che Cristo ci offre proponendoci ogni giorno il suo programma di vita.

Piuttosto, mi chiedo “e adesso?”, rifletto sul fatto che la vita è veramente un attimo, un battito di ciglia, corre via velocissima e può finire da un momento all’altro. Mi domando: “Siamo pronti? Io sono pronta?”. La risposta è no: non sono pronta a partire anche se so che è un viaggio che mi porterà da Gesù, così come è appena accaduto per Chiara e Piero. Nonostante questa convinzione molto ferma, sono terribilmente attaccata alla vita che respiro, che osservo, che percorro in uno stupefacente viaggio nella bellezza. E da un anno a questa parte è una vita più intensa, più vera.

Penso: beh, allora sono in contraddizione con la mia fede…. ma poi mi soccorrono le parole di don Daniele che nella bellissima omelia durante la Messa per Piero, ha spiegato che “noi siamo attaccati alla vita ed è difficile riuscire a staccarsene perchè siamo stati creati per la vita, non per la morte” che, invece, “è entrata nella vita con il peccato, il male”. Ma la morte non è la fine, non a caso don Daniele cita San Francesco che la chiamava “sorella morte”. Le parole del sacerdote fanno bene, arrivano dritte al cuore, aiutano a comprendere il mistero della vita e della morte. Guardo Lucia e Cristian che solo pochi giorni fa si sono sposati in ospedale con Piero accanto, coronando il suo sogno di padre. Ora sono marito e moglie, cammineranno insieme e costruiranno nuova vita, come Piero e la sua adorata Mirella hanno fatto, preparando la strada a Lucia, consegnandole il testimone della loro unione senza tempo. Piero soffriva tantissimo la perdita della moglie con cui aveva vissuto in simbiosi e condiviso tutto, compreso il dolore delle rispettive malattie. Ma l’amore l’uno per l’altra è sempre stato la forza, il loro cemento, la spinta a non mollare, ad andare avanti vivendo giorno per giorno. Ho incontrato Piero alcuni mesi fa durante la mia malattia, dopo tanti anni che mancavo da Foiano. Lo ricordavo fin dai tempi della mia giovinezza sulla porta della ‘sua bottega’ (la filiale della compagnia di assicurazione per la quale ha lavorato una vita intera), sempre con la battuta pronta, la barzelletta per provocare il sorriso e cacciare via la malinconia dai volti delle persone, quanto intuiva che qualcosa non andava. E lui a Foiano conosceva tutti. L’ho incontrato alcuni mesi fa dal meccanico e mi parlava della solitudine che provava dopo la scomparsa della moglie, del vuoto che non riusciva a colmare. Un velo di tristezza calava sui suoi occhi celesti profondissimi, ma poi arrivava il sorriso e il discorso scivolava sulla sua grande passione: la caccia. Gli chiedevo cosa provasse quando si trovava da solo, al capanno, all’alba, col freddo dell’inverno, ad aspettare “il passo”; gli domandavo chi glielo facesse fare… Lui si illuminava e rispondeva: “Provo un senso di libertà profondo, sono io e la natura, una bellezza indescrivibile, un’esperienza irrinunciabile…”. Ha affrontato la sofferenza con un coraggio e una forza straordinari. Una lezione di vita per me, un modello. Ora Piero corre, libero, attraversando i sentieri del Cielo, nella bruma del mattino, per mano a Mirella.

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