Chiara, il volto dell’Amore

Non ho mai incontrato Chiara ma è come se l’avessi conosciuta da tempo. Mi ha unito a lei il tumore, la chemio, la vita stravolta, la discesa velocissima e la lunga risalita, la reazione, la forza della vita, il tempo che resta, quello a disposizione. Un giorno di un anno fa, dopo i giorni dell’intervento chirurgico che mi ha svuotato un seno e i linfonodi ascellari, mi hanno parlato di lei, di come si dava da fare per riprendersi ogni momento sottratto dalla malattia. Una grave malattia, di quelle rare. Mi ha colpito la sua storia, ho visto il suo volto nelle foto sul profilo Facebook, letto i suoi pensieri e compreso le sue paure ma anche la determinazione. Ho pensato a lei ogni giorno pregando Gesù di guarirla. Di guarirci. Chiara mi ha accompagnato in silenzio, eppure ho potuto sentire la sua voce, vedere il suo sorriso dolcissimo, il suo sguardo aperto sul mondo, l’amore per la sua famiglia e le persone che le sono state accanto. Ho sentito tutta la forza con cui ha affrontato qualcosa di molto più grande di lei e lo ha fatto col coraggio di chi sa di avere davanti una montagna, ma sa anche che non ci si può fermare, che bisogna andare avanti, a tutti i costi. In gioco c’è la vita con tutta la bellezza del giorno dopo giorno. Punto.

Chiara in questi mesi è stata l’esempio da seguire, il mio modello, il “c’è chi sta peggio” di suor Annita Bindi. Un punto d’osservazione che la religiosa passionista sottolineava ogni volta che qualcuno le chiedeva come stava, lei prigioniera di un busto di ferro perchè la spina dorsale non la teneva su. Un punto di vista sul quale ho a lungo riflettuto pensando a Chiara. Anche lei, come la piccola-grande suora nascosta al mondo, mi ha insegnato ad accettare e offrire; a sostenere la fatica della prova senza lamentarmi perchè ci sono persone che soffrono di più e in confronto a loro il mio male è poca cosa, quanto meno è sopportabile. E’ un cammino accidentato ma ci si cammina dentro.

Il punto è che non si è mai pronti a lasciare le persone che ami. E le persone che ami non sono mai pronte a lasciarti andare. Non si è mai pronti a lasciare questo mondo. Almeno non io, non ora, nonostante la mia fede e la grazia che Gesù mi ha accordato concedendomi un altro anno di vita, quando niente è mai scontato. Sono qui, ancora. E sto bene. Chiara, invece, è altrove. Oggi sono triste ed è difficile trovare le parole. L’ho vista una settimana fa a Foiano: era sulla sedia a rotelle. L’ho vista di spalle mentre entrava in una pasticceria. Indossava una giacca rossa e c’era una ragazza bionda a spingere quella che è diventata le sue gambe nell’ultimo tempo della vita. Mi ha colpito vederla seduta là sopra e ricordare, per converso, il suo viso solare mentre col telefonino mostrava l’ingresso nel reparto della chemio allo Ieo di Milano, per dire a tutte che non c’è da avere paura, che la chemio si può affrontare e sopportare per il tempo che serve. Lei ha raccontato col sorriso che non è poi così impossibile restare per qualche ora attaccata a una macchina che ti spara in vena qualcosa di molto pesante ma necessario a tenerti in vita o a salvartela. Ammiro il suo coraggio nell’aver portato una croce così pesante, nel lottare fino in fondo, fino all’ultimo respiro. Serenamente.

Si è nutrita di vita e dell’amore che ha saputo dare alla sua famiglia e a chi ha avuto il privilegio di incontrarla, conoscerla, amarla. Io e Chiara ci siamo sfiorate, è mancato poco che non ci abbracciassimo, ma sono convinta che ci siamo riconosciute anche senza conoscerci: io ho sentito il battito del suo cuore nel mio ogni giorno che l’ho portata nelle mie preghiere. In realtà, quel battito c’è ancora, è qui e ci indica la strada: avanti, senza paura, come ha fatto Chiara. Non si è mai fermata, neanche adesso perchè ha già cominciato un nuovo viaggio. Nella vita senza fine.

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