Il Drago

Il sorriso “ribelle” di Silvana guida il Drago sul lago di Montedoglio
L’acqua è increspata da un vento gentile, carico di storie, luoghi lontani, di emozioni racchiuse nel refolo di luglio. Qui, a pelo d’acqua, è un incanto.
Il verde smeraldo su cui il sole ricama giochi di luce e riflessi dalle mille sfumature, restituisce la pace che questi tempi difficili hanno sospeso, distende i muscoli e i pensieri, invita a lasciarsi andare a un’esperienza tutta da scoprire, almeno per me.
La pagaia entra nell’acqua come una lama e un leggero movimento del braccio calibra la spinta giusta per andare avanti, tenere la rotta, tra gli “Oop” del “tamburino” seduto a prua. Tiene il tempo e lo dà ai vogatori affinchè tutto sia un unico movimento, come l’armonia di un’orchestra.
Tutti diventano uno solo: è la regola del Dragonboat, un concetto bellissimo di condivisione e fratellanza.
Ho pagaiato sul lago di Montedoglio seduta accanto a Silvana, io a destra e lei a sinistra, col bacino posizionato sul fianco del Drago e i piedi ben puntati sulla barra che attraversa la chiglia dove è scritto il suo nome e il progetto per il quale si è battuta fino all’ultimo respiro e col suo sorriso contagioso.
Ho pagaiato sentendo la sua energia, immaginandola qui a dare il ritmo, a dire che non bisogna mollare, che non c’è tempo per fermarsi a guardare indietro, che non ci si può arrendere alla paura perché c’è tanto da fare, che la ricerca è l’unico antidoto al cancro e bisogna sostenerla per continuare a salvare vite.
E’ stata una sensazione fortissima, prorompente perché ho capito che, alla fine, non si muore mai davvero
,che la morte è una condizione non è l’essenza che, invece, resta superando il tempo, lo spazio e le convenzioni degli uomini.
Ho pagaiato accanto a Silvana e il Drago ha preso forza, velocità, con la prua a tagliare vento e acqua e gli spruzzi a fare festa, nell’allegria di persone che ritrovano il piacere di stare insieme.
Da qui, è uno splendore: nel verde smeraldo della superficie si specchiano le infinite tonalità di verde dei boschi sulle alture che abbracciano il lago, calmo, solcato da piccole barche a vela in cerca di vento per danzare sull’acqua.
Il taglio del nastro, la solennità di un progetto nato nel 2019 e caparbiamente portato avanti da Giampiero, responsabile del Gruppo soccorso alluvionale della Protezione Civile insieme al Circolo Velico, la collaborazione del Calcit Valtiberina e dei Lions di Sansepolcro e Città di Castello, il sostegno dei sindaci di Sansepolcro e Pieve Santo Stefano rappresenta il momento “istituzionale” del varo del Dragonboat “Silvana Benigno” ed è un momento importante perché segna il primo passo di un cammino che Silvana ha aperto, tracciato, reso possibile.
Lei ha fatto da apripista, come la prua del Drago che punta dritto e va avanti, veloce, silenziosa.
Giampiero annuncia che ad aprile sul lago di Montedoglio, ci sarà il primo raduno nazionale di Dragonboat e spiega il senso del progetto aperto a tutti. Non solo donne operate al seno, non solo persone che hanno fatto i conti con il tumore, ma pure i “cosiddetti normali” possono essere protagonisti di un’iniziativa pensata per favorire la socialità, l’incontro, la comunione di un’esperienza.
La trovo un’idea bellissima perché accomuna e cancella l’assurda “distinzione” tra chi ha avuto un problema e chi non ce l’ha.
Un po’ come l’assurdità delle quote rosa che, semmai, sono un recinto insopportabile all’interno del quale relegare persone in base al genere, offrendo il “contentino” della rappresentanza o di un ruolo professionale che si deve per convenzione o demagogia, non per merito.
Gli uomini e le donne del Circolo velico (un piccolo angolo di paradiso curato con dedizione, deliziosi i “belvedere” in legno con vista lago) sono orgogliosi di tenere a battesimo il Drago che dondola accanto al pontile dove si scattano foto-ricordo e si spiega il senso di un percorso nel nome di Silvana che oggi cammina sulle gambe del marito Fabrizio e della figlia Federica.
E’ lui a ricordare l’importanza della ricerca e a lanciare la nuova iniziativa – la “sciarpa della solidarietà” che la moglie indossava sempre – per raccogliere fondi da destinare allo Ieo, come ha fatto Silvana consegnando a tutti il testimone di una sfida che si può vincere.
Ho incontrato Silvana qualche settimana fa, tra le pagine del libro scritto da Fabrizio “Il tuo sorriso ribelle” e al parco del Brecceto il giorno del suo compleanno nel memorial con tanti amici, testimonianze e ricordi.
Quel giorno, Silvana mi aveva dato appuntamento sul lago di Montedoglio per il varo del “suo” Drago. Oggi pomeriggio, era qui, ad aspettarmi sul pontile, col suo sorriso “ribelle”.

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