La donna che disegna l’anima delle case

Le case parlano. Custodiscono una storia antica oppure hanno un’origine moderna figlia dei tempi, di stili e tendenze che ne plasmano la forma.

Le case respirano. Hanno un soffio leggero, quasi impercettibile eppure è lì, tenacemente in piedi, resiliente al tempo che corre e lascia il segno. Le case hanno occhi, orecchie, un batticuore.

Le case non sono gusci ma mondi, non sono rifugi ma identità. Le case accolgono, chiamano, avvolgono, difendono, curano le ferite del mondo e allenano ad uscire di nuovo, nel mondo. Come oggi, nel tempo della pandemia. Le case fanno tutte queste cose insieme, perchè sono vive, hanno un’anima.

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L’anima di una casa non è per tutti: va saputa ascoltare perchè racchiude il carattere di chi la abita, il ritmo della quotidianità, l’essenza di una persona, il luogo più intimo dove stare come si è, senza conformismi o ipocrisie. Non è facile ascoltare l’anima di una casa: serve un orecchio allenato e attento, uno spirito libero da condizionamenti, sensibilità necessaria a entrare in empatia con il luogo, a stabilire un contatto, una complicità.

Silena Gallorini, allieva di uno dei maestri cortonesi contemporanei più celebrati, Eugenio Lucani, ascolta l’anima delle case da più di quindici anni e la racconta attraverso l’arte della pittura murale.

A “scuola” di Bellezza

Una scuola con radici nello splendore del Rinascimento forse ancor prima, con artisti di impronta giottesca. Cortona (Arezzo) vanta il prestigio di una “scuola unica nel suo genere, si tramanda da secoli e per generazioni, fino ai giorni nostri”, spiega Silena. Ma la sopravvivenza di una tradizione così esclusiva non è automatica, tantomeno scontata: servono testa e cuore (a tutti i livelli, compreso quelli istituzionali) per tradurla e divulgarla nella sua parte più viva e attraente: il magnifico biglietto da visita di una Cortona mai vista e per questo affascinante, come un mistero da svelare e da attraversare.

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Silena Gallorini ha la testa dura e l’anima delle case e dei palazzi antichi le è entrata dentro, al punto che oggi la sua passione non è solo professione ma è desiderio di trasmettere, valorizzare e reinterpretare seguendo il proprio stile, gli insegnamenti ricevuti dal maestro Lucani. E’ il progetto su cui lavora, l’obiettivo da raggiungere, il “mio omaggio a Cortona e al suo splendore”.

L’arte di Lucani, essenza eterea

La storia di Cortona è legata alle vicende di famiglie molto facoltose: si dice da sempre che chi ha la villa in campagna ha il palazzo in città. In origine, la decorazione era segno di opulenza e tratto distintivo di uno status che non tutti potevano vantare. Dal dopoguerra l’antica tradizione è scivolata nell’inedia e pure nelle tendenze di un progresso modernista che negli anni Sessanta-Settanta ha quasi rinnegato la classicità e “imposto” l’imbiancatura di molti soffitti e pareti, un tempo “vestiti” con decori esclusivi fatti a mano. Eugenio Lucani ha ridato anima, senso e prospettiva alla tradizione decorativa cortonese e la sua opera ha superato la dimensione del tempo: oggi vive nelle decorazioni di moltissime case e palazzi cortonesi insieme alle emozioni che la sua mano gentile ed esperta ha impresso in ogni forma che raffigura l’anima di quel luogo.

Silena ha imparato tutto da lui e a luidevo ciò che so e sono diventata”, afferma con la gratitudine di chi spiega di aver vissuto “anni immersa nella bellezza”. Sono gli anni trascorsi sui ponteggi, nei cantieri, “sospesi” a metri da terra, col naso a un centimetro dal soffitto, il collo dolorante per la posizione innaturale e la cervicale pronta alla vendetta (di solito serale). “Anni di pura armonia e creatività, entravamo in un mondo a sé, lasciando fuori tutto il resto concentrandosi sull’anima delle case”, rievoca Silena che ricostruisce il profilo di Lucani: “Imbianchino in origine e con la passione per la pittura. Da ragazzo amava dipingere e disegnare; frequentava il Teatro Signorelli e incontrò attori, scenografi con cui confrontarsi per accrescere la conoscenza. Inizia la decorazione negli anni Sessanta e ha imparato tutto da solo, seguendo il suo estro e la pratica sul campo”. L’esordio ha a che fare con il Cielo e da lì comincia un cammino ricco di colori, forme, emozioni. “Il suo primo lavoro è stato il recupero della Madonna di una Maestà; poi nel tempo è diventato famoso per i suoi lavori, apprezzati e richiesti”, sottolinea Silena.

L’incontro e la “gavetta”

Il 2000 è l’anno della svolta, per Silena. Dopo l’Istituto d’Arte “Piero della Francesca” di Arezzo, Silena sceglie l’arte contemporanea e trascorre quindici anni tra quadri e mostre. Ma non era quella la sua vera strada. Un amico in comune favorisce il contatto con Lucani: “Non conoscevo nulla di decorazione ma dopo aver visto i suoi lavori ho sentito un forte desiderio di imparare e di farlo velocemente. Proposi di seguirlo in cantiere e lui acconsentì. La mia prima prova furono… tre uccellini. Li aveva disegnati sul soffitto e mi invitò a salire sul ponteggio e a completarli con il colore. Mi fece vedere la posizione da tenere e cosa dovevo fare. Decisi di provarci: impiegai tutto il pomeriggio ma alla fine i tre uccellini erano finiti. Pensai che per averci impiegato così tanto tempo, Eugenio non sarebbe stato soddisfatto del risultato, invece esclamò, serafico: “E ti paresse poco quello che hai fatto! Quelle parole mi aprirono un mondo e da lì cominciai il mio percorso di formazione”.

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Le peculiarità artistiche di Lucani?La pulizia del tratto, i colori, i toni di colore che sapeva creare; era etereo e umanamente una persona buona, mite, gentile; per me è stato come un babbo. Saper decorare non significa solo fare il fiorellino, perchè devi conoscere gli ambienti, le geometrie e il mondo cantieristico”. Silena prosegue il racconto: “Un periodo stupendo: precedevo Lucani in cantiere, sapevo già cosa dovevo fare io e cosa serviva a lui. All’inizio sono stata una allieva tuttofare: montavo il ponte, preparavo il materiale, le attrezzature, mi occupavo delle parti grandi di una decorazione, poi ho imparato a fare i filetti…”.
Prova-base superata con la tenacia di una “giovane spugna” che assorbe dal maestro e adora le sfide. “Passai una mattina a imparare i filetti, ovvero i tratti sottili che chiudono lo spazio tra un colore e l’altro, su una tavola di compensato, ma nel pomeriggio lavoravo già sulla parete e il mio maestro era molto contento. Parlavamo di tutto, lui mi ha fatto capire il valore di un lavoro che impari sul campo e con pazienza, rigore, dedizione mi sono guadagnata la sua fiducia. Un giorno mi disse: sono felice che tu ami questo mestiere, coltivalo e non farlo morire. Questo, oggi, è il mio impegno”, ricorda Silena con nostalgia. Una lunga e appassionata formazione che nel 2005 culmina con la nascita di “DecorArt”, la ditta di Silena attraverso la quale ha potuto affiancare il maestro Lucani nei suoi ultimi anni di carriera artistica.

Cultura estetica

L’immagine capovolta. Nella decorazione l’estetica non è superficie bensì sostanza, profondità.Nel mio lavoro l’immagine è armonia. Quando entri in un ambiente devi sentirti come a casa, devi entrare in sintonia con ciò che ti circonda; è come un abito fatto a mano, deve vestire alla perfezione. La chiave di tutto è trovare l’equilibrio tra le persone che abitano la casa, la tua idea, il luogo dove operi, cioè se appartamento, villa, dimora storica perchè non puoi replicare la stessa decorazione ovunque; ogni luogo vuole il suo disegno, il suo colore, la sua suddivisione degli ambienti”, spiega Silena impegnata anche a riaffermare la cultura estetica che oggi sembra soppiantata dalla moda del “total white”.

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Le decorazioni di Silena nascono come nasce un amore a prima vista

Lei vive una sorta di “coup de foudre” con il luogo dove passerà giornate col naso all’insù, tenendo tra le dita piccoli pennelli. “Gli ambienti mi parlano, riesco a vedere ciò che vogliono. Entro in un luogo e a volte subito oppure mentre allestico il cantiere, sento vibrazioni e sensazioni che mi portano a vedere il lavoro già finito, anche se non so ancora come finirà perchè lo costruisco mentre lo faccio. E’ per questo che mi resta difficile fare progetti su carta, cioè prima di entrare in contatto con un ambiente. Il lavoro si trasforma a seconda di ciò che mi comunica la casa e la sua storia, chi ci abita; posso dare un’idea generale ma non i dettagli che vivono direttamente sulla parete”.
Ogni volta è diverso e ogni volta Silena entra “in punta di piedi nelle vite degli altri, nella loro intimità”, stabilendo una connessione anche con gli oggetti di arredo e lo stile della dimora da cui trae informazioni preziose. “Entro in un mondo composito difficile da mettere in un bicchiere”, spiega con gli occhi che le brillano. Nel tempo della decorazione, spesso nasce un rapporto confidenziale con le persone della casa dove trascorre giornate assimilando “le loro abitudini, quasi come un fantasma che non si vede ma c’è e percepisce tutto ciò che accade. E’ un bagaglio fatto anche di umanità con cui ‘viaggio’ da oltre quindici anni”.

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Firenze, Arezzo, Montepulciano

Sono le città dove ha dispiegato l’arte della decorazione, ma è Cortona il quartier generale e la “casa” di cui, ora, desidera disegnare l’anima.
Lucia

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