“Nella mia scuola i ragazzi imparano a brillare”

Conversazione con il dirigente scolastico Maria Beatrice Capecchi che guida l’Istituto “Signorelli” di Cortona e risolve un rebus: preside si nasce o si diventa?

Seicentocinquanta giovani vite da nutrire con la conoscenza. Ogni giorno, con la consapevolezza di sentirli un po’ tutti “figli” propri. Perchè la scuola è una formidabile “Agorà” dove si cresce e si condivide, ci si misura con responsabilità, vittorie e sconfitte; dove si impara una tabella di marcia fatta di impegno e regole che servirà – e molto – nel mondo dei cosiddetti grandi. In quell’Agorà fatta di fatica, allegria, rigore e leggerezza, litgate tra compagni di classe e repentine riappacificazioni, il confine tra grandi e adolescenti non è poi così marcato. Le distanze si accorciano nell’incontro tra due generazioni che dialogano e vivono insieme un’esperienza che forma e arricchisce, da entrambe le parti. E’ la sensazione che ricevo incontrando “l’Agorà” dell’Istituto di Istruzione Superiore “Luca Signorelli” a Cortona, nel giorno in cui i ragazzi sono impegnatissimi nelle celebrazioni del Giorno della Memoria, un giorno speciale per riflettere e non dimenticare. Aspettano la preside, perchè ci tengono a mostrare il frutto dell’appronfondimento su un tema così importante. Qualche istante di pazienza: sono io a trattenere Maria Beatrice Capecchi in una conversazione sull’identikit della scuola e dell’esserne guida o comandante, se si usa la metafora di un viaggio per mare sulla tolda di una nave. Lo fa da quattro anni al “Signorelli” ma da dodici è dirigente scolastico in Cortona e sulle spalle ha molti anni di insegnamento e tantissimi ragazzi nel cuore.

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Preside Capecchi, mi spiega cosa ha di speciale l’Istituto “Signorelli”?
“Comprende tutte le tipologie di un Istituto: licei tecnici e professionali, liceo classico e liceo artistico cui si aggiunge l’orientamento per Ifp, ovvero la figura dell’operatore per il benessere. Cosa ha di speciale? Beh, il fatto che oltre all’ordinario – ovvero la programmazione didattica – facciamo anche dello straordinario… nel senso che pur non essendo una scuola a indirizzo musicale, i ragazzi possono comunque cimentarsi in spettacoli musicali, sopratutto teatrali, con docenti preparati: abbiamo un maestro di coro, un insegnante che si occupa di musica e da anni organizza un appuntamento molto importante per noi, dal titolo ‘Notte a teatro’”.

Di cosa si tratta?
“E’ una serata al Teatro Signorelli e vede coinvolti tutti i ragazzi che desiderano esibirsi e dare prova delle loro doti artistiche insieme ai docenti. Notte a teatro è la festa del nostro Istituto che facciamo ogni anno nella prima settimana di maggio; per i ragazzi rappresenta un modo diverso di fare scuola. E’ un’esperienza bellissima, anche perchè tra studenti e docenti si instaura una relazione straordinaria proprio perchè fuori dall’ordinario”.

Cosa scaturisce da questo rapporto forse più complice?
“Nasce una relazione di amicizia. L’Istituto di Istruzione Superiore coinvolge una fascia di età compresa tra i 14 e i 19 anni nella quale si vivono esperienze che non si dimenticano e in questi cinque anni avviene un cambiamento della personalità; quindi la relazione con i docenti, il personale Ata, i dirigenti scolastici è fondamentale e fa sì che si crei una connessione per cui i ragazzi si sentono in famiglia. Questo aspetto lo verifichiamo ulteriormente quando, dopo il diploma, tornano e raccontano cosa studiano all’università o come vivono l’ingresso nel mondo del lavoro”.

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Chi è il preside? E lei perchè ha deciso di fare il preside?
“La scelta di diventare preside, in un primo momento è stata quasi un gioco e mi sono detta: provo a fare il concorso. In realtà, dentro di me c’era sicuramente la volontà di fare qualcosa di più per i ragazzi, perchè come docente ho sempre avuto una relazione ottima con loro, mi piace stare coi i ragazzi e vengo da una famiglia dove mia madre è stata insegnante alla scuola primaria. Ricordo i suoi racconti, le sue esperienze con i bambini; mi è stato trasmesso l’amore per la scuola. Tuttavia, volevo fare qualcosa di più e il ruolo di dirigente scolastico può fare la differenza.

In che senso?
“Nella selezione delle proposte, nei progetti da realizzare, l’organizzazione dei tempi, la ricerca di esperti o persone che possono dare ai ragazzi la loro testimonianza su varie tematiche di attualità, aiutandoli a crescere. Un esempio su tutti: nella nostra scuola avremo Simone Cristicchi che interloquirà coi ragazzi ed esamineremo i testi delle sue canzoni che sono poesia. Il dirigente scolastico ha la possibilità di creare situazioni eventi, coingolere persone in grado di approfondire e arricchire l’offerta formativa”.

Dunque il preside è un “creativo”?
Oggi sì ed è la parte più bella. Poi c’è la parte un po’ più ‘pesante’, quella della responsabilità sulla sicurezza pur non essendo un ingegnere o del contenzioso pur non essendo un avvocato. E’ la parte burocratica che si deve fare e la facciamo volentieri, ma senza dubbio la fase più stimolante e gratificante è cercare momenti per stare con i ragazzi”.

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Cosa riceve dai “suoi” ragazzi?
“Ricevo molto e significa la soddisfazione di vedere accolte le tue iniziative. Poche settimane fa abbiamo eseguito la prima consegna dei diplomi Oss (Operatorio socio-sanitario) dopo una sperimentazione che ha dato agli studenti la possibilità di acquisire il diploma tre mesi dopo quello di Stato. Non solo, ma un mese dopo l’acqusizione del nuovo titolo di studi, stanno già lavorando. I ragazzi hanno raccontato le novità che vivono ed espresso gratitudine per il percorso formativo e per come stanno mettendo in pratica le competenze acquisite. Sentire dai loro racconti che l’anziano del quale si sono presi cura li ringrazia, per me rappresenta una gioia immensa perchè vedi i tuoi ragazzi crescere, senti la gratitudine nei confronti della loro scuola e oggi la gratitudine dei giovani non è scontata”.

Qual è l’esperienza di cui va più fiera?
“Difficile individuarne una, perchè sono tante. Un momento importante per la nostra scuola è l’aver costruito un evento con gli studenti che hanno invitato Giorgia Benusiglio, la ragazza che sta portando la sua testimonianza in tutte le scuole dopo aver rischiato la morte assumendo mezza pasticca di ecstasy. Altro momento significativo è stato l’impresa simulata: abbiamo individuato una compagnia teatrale e messo in scena il musical Sister Act; i ragazzi dell’isituto tecnico-economico hanno partecipato a tutte le fasi, dall’organizzazione alla gestione dei costi, vivendo un’esperienza diretta, sul campo”.

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Qual è il primo pensiero ogni mattina quando entra nel suo ufficio?
“Penso a cosa posso organizzare per la crescita dei miei ragazzi, per ‘catturare’ il loro interesse, per far sì che possa nascere in loro la consapevolezza di non abbandonare mai lo studio, neanche quando sono fuori dalla scuola. Penso a come motivarli e fare in modo che possano amare lo studio, la lettura. Penso a come renderli brillanti”.

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