Mangiare (con) la Cultura si può. E rende molto

Ecco come mettere a frutto una passione

Paola Dubini, docente all’Università Bocconi di Milano, spiega perchè conviene investire in cultura ribaltando il paradigma. Tutta “colpa” dell’Associazione culturale Pensiero, Libertà e Azione e Icec nel faccia a faccia a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo.

“La cultura è la legna che fa ardere la fiamma del pensiero”.

Luca Pantaleone è un giovane filosofo. Non è un marziano – anche se in questi tempi distratti e superficiali potrebbe assomigliargli -, vive pienamente il suo tempo e si nutre di cultura, cioè di conoscenza. Non solo: ama condividere un’esperienza che rende liberi e arricchisce mente e spirito. Insomma, tiene la fiamma del pensiero ben accesa. Al punto che ha messo in piedi un’associazione la cui sintesi sta in tre parole, che poi sono i pilastri della mission: Pensiero, Libertà e Azione. Per una volta, niente social o chat online anestetizzanti; adesso si parla, ci si incontra e sopratutto si mettono a confronto opinioni e idee. Accade così che il tema ruoti attorno a un interrogativo “Con la cultura si mangia?”.

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Chiave di lettura della conferenza promossa a Castiglion Fiorentino insieme all’assessorato alla Cultura e Icec (rappresentato dai giovani consiglieri Jacopo Bucciantini, Lucio Minigrilli e Cristina Borghesi), che Luca Pantaleone ha fortemente voluto, con una tappa anche a Foiano all’Istituto Omnicomprensivo “G.Marcelli”, in un interessante incontro con ragazzi e insegnanti.

A sciogliere il “nodo” è Paola Dubini, docente di Management delle Istituzioni culturali alla Bocconi di Milano, autrice di un libro che ha già venduto seimila copie e raggiunto quattro ristampe. Titolo accattivante: “Con la cultura non si mangia. Falso!”.
Un cambio di paradigma che sfata un luogo comune a lungo sbandierato come ‘mantra’ da chi considera la cultura una cornice, talvolta un orpello. Di qui la domanda ricorrente alla prof Dubini:

“Come si fa a trasformare la passione per la cultura in professione?”

“Se una persona ha una passione in ambiti culturali, anzitutto deve chiedersi: sono in grado di trasformare la mia inclinazione in opportunità di lavoro?

Una delle caratteristiche dei mercati professionali della cultura è che la separazione tra attività amatoriale e professionale è labile; quindi bisogna continuare a produrre per rafforzare la propria identità artistica e culturale. Altro passaggio necessario, è interrogarsi su quali sono gli interlocutori cui ci si rivolge; cioè bisogna mettersi nelle scarpe di chi legge, guarda, ascolta e individuare i canali attraverso i quali ampliare la platea. Si parte dalla dimensione territoriale per poi aprirsi fino a raggiungere una massa critica adeguata che renda la produzione culturale economicamente sostenibile”.

linkiostrovivomagazine-toscana-cultura-paoladubini-bocconi-universitàLa buona notizia che Paola Dubini porta a Castiglion Fiorentino è che investire in cultura genera ricchezza molto più di quanto non si pensi, con ricadute nel medio lungo termine interessanti, in grado di generare in ogni comunità una filiera occupazionale importante.

Che cosa è la cultura per Paola Dubini?

Ciò che fa sentire una persona a casa. Elemento fondamentale perchè viviamo in un mondo sempre più globale. Io ho due figlie, una delle quali non ha ancora 27 anni e negli ultimi cinque, ha abitato per più di tre mesi in otto paesi del mondo. Cosa le fa dire che un’esperienza le è piaciuta di più o di meno? Il fatto di potersi sentire a proprio agio anche in un paese che non conosceva. Castiglion Fiorentino è un luogo molto bello che ci parla di storia e tradizione; non dobbiamo avere paura che venga attraversato da persone di tutto il mondo se abbiamo ben chiaro chi siamo noi. E questa certezza ce la dà soltanto la cultura”.

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