L’anima di un paese, l’esempio di Mengrello

Un luogo è esclusivo quando la sua gente è capace di custodire e tramandare la memoria

L’unicità di un luogo è fatta dalla sua gente, la storia, le tradizioni, i valori, il senso di comunità.

Mi viene in mente un’immagine: La Rusticana in piazza e lui, a braccia conserte con un sorriso pieno e fiero, mentre osserva la “sua” creatura. Foiano della Chiana (Arezzo), anni Ottanta o giù di lì.

Moreno Lucaroni, Mengrello per i foianesi, aveva voluto fortemente la nascita del gruppo folkloristico e s’era dato da fare con impegno e dedizione preoccupandosi di ogni dettaglio: dal logo con l’effige di una Chianina tra due cipressi, dritti sul profilo dolce di una collina e nel cielo una virgola di luna; ai costumi, ai balli coi passi, le movenze, gli ammiccamenti del corteggiamento o la “gara” tra due contendenti il sorriso di una ragazza, ricostruiti grazie alla memoria e al forte attaccamento alle tradizioni popolari di un altro grande foianese, purtroppo dimenticato troppo in fretta: Uscione, al secolo Angiolino Quinti. Chi lo ricorda? Chi ricorda le sue irresistibili barzellette recitate da vero attore, che non finivamo mai e facevano piegare in due dal ridere? E i racconti delle veglie contadine? Chi se lo ricorda Uscione, occhi azzurri come due lampadine accese sulla vita un po’ ingiallita dalla valanga di sigarette che masticava senza neanche più farci caso, al punto che lo vedevi arrivare con al seguito la nuvoletta di fumo…

Uomo generoso, altruista, compagnone, sempre allegro, con la sua ironia intelligente e sottile sfoderata come una spada per combattere le prove più dure che la vita gli ha messo di fronte.

Uscione e Moreno sono stati i protagonisti appassionati della Rusticana perchè credevano nei valori della tradizione, perchè difendevano l’identità di un paese un tempo tra i più belli della Valdichiana, perchè sapevano l’importanza del senso di comunità che oggi si è perso tra una sgassata d’auto – meglio se Suv – per il Viale, urla e schiamazzi alla Pista, telefonini in servizio permanente effettivo, possibilmente a tutto volume che fa figo!

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Ai miei tempi, in un tempo neanche troppo lontano, il rispetto era la regola aurea e il sentirsi parte integrante di una comunità era per noi motivo d’orgoglio, elemento che ci distingueva dagli altri paesi e rendeva il nostro unico. Era bello incontrarsi, parlarsi, vivere in un contesto solidale, dove sapevi di non essere solo e che se c’era bisogno, tutti erano pronti a correre. Uscione e Moreno erano fatti così.

La Rusticana era la chiave per ricostruire, custodire e tramandare la memoria storica dei foianesi, del chi siamo. Radici.

Ho fatto parte del gruppo folkloristico, insieme ad altre ragazze e ragazzi: era divertente ritrovarsi alle prove, girare in tondo fino a tardi perchè c’era un’esibizione da preparare e Moreno era sempre lì, attento, pronto a sostenerci con una battuta o un sorriso. Difendeva la “sua” Rusticana con le unghie e coi denti e i momenti che ho condiviso con gli amici li tengo tra i ricordi più cari. Bisogna prendere esempio da lui e tornare a ciò che la Rusticana ha rappresentato nel tempo in cui è vissuta: l’anima di Foiano della Chiana, un libro in movimento, una biblioteca danzante e musicante.

Oggi temo che il paese della mia adolescenza con tanti amici e mille avventure alla scoperta della vita, abbia perso l’anima.

Ricordate persone come l’Italiana, Remo il gelataio, la Marina moglie di Uscione, il sor Gino Malfetti, Gingillino e tanti altre figure quasi leggendarie che arricchivano di cultura, tradizioni e storia l’elegante Caffè dei Filarmonici, salotto buono della Foiano che sapeva essere comunità? E cosa ha fatto Foiano per Uscione? Perchè non lo si è mai ricordato? Perchè nessuno gli ha intitolato una piazza, dedicato un premio letterario o una cerimonia commemorativa che ogni anno racconti a tutti chi era e cosa ha rappresentato. Per chi lo ha conosciuto è il ricordo che si perpetua; per chi non l’ha conosciuto, un’ottima occasione per scoprirne l’essenza.

E’ l’ora di farlo: in punta di piedi ma con passo deciso lo chiedo ai rappresentanti delle istituzioni locali. Uscione è uno di noi e non può sparire dalla memoria collettiva che – specie in questi tempi frettolosi, distratti e superficiali – ha bisogno di essere alimentata con cura e passione.

Negli anni della Rusticana, Moreno ha lottato per tenere vive le tradizioni popolari e la storia di chi ha fatto la storia di questo luogo prima di noi, consegnandoci il testimone e un tesoro di inestimabile valore da non disperdere e non abbandonare. Tutti noi abbiamo il dovere di onorare l’esempio di Moreno e la sua memoria. La Sla non ha vinto. Ora Mengrello è libero e sta in una piazza del Paradiso a provare i passi della Rusticana (magari un Trescone) insieme a Uscione!

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