Suor Annita, un ‘cencino’ nero

Nuvola è un lampo. Il suono del campanello è lento come quello di una piccola campana. Nuvola scatta, prende la rincorsa, gira l’angolo della casa. Il lungo pelo bianco ondeggia, un abbaio per dire ‘chi sei’ e il muso è già tra le sbarre del cancellino in ferro. Scodinzola, ma guarda bene chi sta dall’altra parte, come a proteggere chi, di lì a poco, lo avrebbe raggiunto. Silenzio, attesa. Poi dall’angolo esce la figura esile di suor Annita.

Il sorriso, sì: quel sorriso ‘celeste’, accogliente, con gli occhi che già da lontano ti salutano e ti dicono ‘benvenuto’. Cammina leggera, come un volo di colomba. Il sorriso illumina il volto, le piccole mani aprono il cancello, Nuvola sempre accanto.

Dritta come un cipresso, le mani conserte, pronte ad aprirsi per accoglierti, come in un abbraccio.

La veste nera scivola lungo il piccolo corpo imprigionato nella gabbia di ferro, il mento appoggiato su una base ricoperta da un panno bianco per attenuare il dolore. Ma niente: quel sorriso è sempre lì, a dirti ‘benvenuto’. Il velo nero incornicia la luce dei suoi occhi, la serenità del suo sguardo, la gioia dell’accoglienza, il rigore della preghiera vissuta come dialogo incessante con Gesù.

Annita, piccola donna, suora per scelta, votata al Signore per novantotto anni: la sua lunga e straordinaria vita.

La ricordo così, quando fin da bambina, ho avuto la grazia di incontrarla nel mio cammino. E con lei ho imparato a camminare meglio, per non perdermi. Devo molto a suor Annita, per quanto e come è stata presente nella mia famiglia, per quello che ha insegnato a tutti noi; lei così umile, riservata e schiva ma con una forza indicibile, mai doma. Lei, così lontana dal mondo eppure così incredibilmente nel mondo.

Ricordo e gratitudine sono le due parole che mi rimbalzavano in testa da mesi, quando la pensavo e le chiedevo di intercedere presso Gesù per le mie pene ed i miei errori.

Ricordo: per non lasciar perduto il suo insegnamento che, altrimenti, resta nel cuore di ogni persona ma finisce quando la vita terrena si spegne. Ricordo: per farne memoria condivisa.

Gratitudine: per restituire attraverso la valorizzazione della figura spirituale, almeno un sedicesimo del bene che tante persone hanno ricevuto da lei.

Anime predilette dal Signore come quella di suor Annita, sono un dono raro e preziosissimo per chi ha sete di Gesù: la grazia di averle avute tra di noi, in questo tribolato transito terreno come punto di riferimento e àncora di salvezza, luce fulgida nel cammino, carezza materna nella sofferenza, rifugio sicuro, è la chiave che mi ha spinto a considerare necessario un lavoro di testimonianza, a due anni dalla morte di suor Annita.

Perchè di lei e della sua vita votata a Gesù e al servizio degli altri non vada perduto nulla; perchè attraverso i ricordi delle persone che l’hanno frequentata, il suo ricordo si perpetui e la sua eredità spirituale diventi ‘testimone’ che altre persone potranno raccogliere e vivere, in comunione con Cristo.

Non è stato facile compiere un cammino alla ricerca di tutti coloro che sanno di suor Annita. E sono tantissimi, molti ancora non raggiunti.

Un viaggio iniziato dal cancellino della casa del Colle Sant’Andrea, condotto di porta in porta, di viso in viso in uno straordinario passaparola. Straordinario perchè la strada seppure in salita, piano piano si è aperta, è diventata dritta e sempre più larga. Come il letto di un fiume che nasce, stretto e tortuoso, dalla sorgente e scorre diventando sempre più grande per valli e pianure, fino al mare. Come i chicchi di un grappolo d’uva àncorato alla vite, che è suor Annita.

Nel suo nome, le porte si sono aperte, i volti si sono illuminati, le parole hanno cominciato a fluire e le lacrime a scorrere, i ricordi si sono ricomposti in racconti profondi, dolorosi, ma pieni di speranza e di fede.

Ho raccolto nel mio taccuino di viaggio le sofferenze di tante persone, pezzi di vita durissima, prove difficili, che lo sguardo amorevole di suor Annita ha reso più lievi, sopportabili se vissuti come sacrificio offerto a Gesù.

Sulla sua lapide ha voluto scritta la ‘regola’ che ha seguito per tutta la vita: “Accettare e offrire. In silenzio”. Sta qui l’insegnamento di suor Annita, l’essenza della sua missione nel mondo, la forza incredibile di quel “cencino nero” come si definiva mutuando l’immagine dalla veste nera dell’Ordine dei Passionisti e – aggiungo io – dall’atto di umiltà, assoluta, che ne ha contraddistinto l’opera per novantotto lunghi anni.

Sono grata a suor Annita per avermi dato la possibilità di percorrere ancora un pezzo di strada mettendo le mie mani nelle sue mani. Ho potuto “rivederla” attraverso le testimonianze di tante persone che vivono nella sua luce e la pregano ogni giorno. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aperto casa, dedicato il loro tempo, spalancato il loro cuore. Per me è stato un meraviglioso arricchimento spirituale, nel nome di suor Annita.

Un lavoro corale divenuto un libro, il primo sulla religiosa passionista, pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Shalom. Il titolo è la “regola” di suor Annita: “Accettare e offrire. In silenzio”. Vorrei che questa pubblicazione, potesse rappresentare un piccolissimo contributo per chi come me, si è messo in cammino con Annita e per chi, leggendolo, vorrà calzare i sandali dell’umiltà e della semplicità, per camminare lungo il sentiero tracciato dalla ‘piccola’ religiosa di Foiano. Quel sentiero dove lei ci sta aspettando, ancora con lo sguardo luminoso e il sorriso aperto sui ‘suoi’ figli. Come una Madre.

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